Capitolo Primo

L’alba non era ancora sorta quando l’orco decise che era il momento di svegliare i suoi compagni.
La dolcezza non era nella sua natura e così li prese a calci.
-“Tokur, maledetto! Non avvicinare più il tuo piede al mio viso!”- Esclamò Cedrik disgustato.
-“Non urlare Cedrik!”- lo zittì l’elfo -“Non conosciamo questi boschi, mentre loro hanno avuto tutta la notte per osservarci”- con le sue parole Luxian fece cessare la scaramuccia.
La comitiva si preparò in silenzio e si mise subito in viaggio.
Cavalcarono fino alla cima del colle, e quando il sole era ormai alto in cielo, osservarono dall’alto la vallata che si trovava oltre le pendici.
Gli avventurieri si affacciarono su uno scenario raccapricciante: sparsi in ogni dove, vi erano corpi privi di vita e arti mozzati e sangue rappreso.
Su quella desolazione di masse immobili dominava un castello, al centro dell’ampia pianura, massiccio e silenzioso simile a un vecchio re stanco.
-“Quanta morte e desolazione!”- sussurrò Alren, l’Eriin in testa al gruppo, osservando triste il massacro.
Poi mosse le redini e il cavallo su cui stava in groppa iniziò la ripida disceva lungo il declivio, seguito dagli altri.
Discesero lentamente, guardinghi mentre il sole, pallido, cominciava la sua marcia verso il basso.
Una volta arrivati alla base del colle Luxian trovò un sentiero costellato di cadaveri e di chiazze scure e rossastre ma chiaramente visibile per i suoi occhi di elfo.
Lo percorsero fino al castello, facendo attenzione a tenere calmi i cavalli spaventati dal pungente odore di sangue.
-“Avete notato?”- chiese Cedrik indicando i dintorni -“Tanta carne e nessun commensale. Dove sono gli avvoltoi? Gli sciacalli? Gli esacratori di corpi? Niente. E’ tutto molto strano.”-
-“Il solito codardo…”- lo derise Vargas spavaldo.
Cedrik lo ignorò.
Il fossato intorno alle mura era vuoto e il ponte calato. Sembrava quasi un invito ad entrare.
-“I cavalli non entreranno tra quelle mura!”- annunciò Luxian -“Faremmo bene a legarli e proseguire a piedi.”-
Senza commentare gli altri scesero dai destrieri e seguirono il consiglio dell’elfo.
-“Entrerò io per primo”- Si fece avanti Vargas brandendo lo spadone con entrambe le mani -“Dietro a me!”- prese ad avanzare lungo il ponte di legno.
Tokur chiudeva il corteo: aria distratta, con una mano teneva un pesante martello da guerra posato su una spalla mentre con l’altra si grattava, senza imbarazzo, le parti intime. Nonostante questi “dettagli” era rassicurante per tutti avere un bestione verde, alto più di due metri, a guardia delle loro spalle.
All’interno, nei giardini del castello, tutto era silenzio, tutto era morte.
La quantità di corpi privi di vita era addirittura maggiore di quelli all’esterno.
L’unico rumore che si udiva era il ronzio dei tafani e delle mosche che banchettavano allegri.
-“Apul, che ne dici di andare a perlustrare la zona?”- chiese Alren rivolto all’unica donna del gruppo, esperta in pratiche di spionaggio -“Discrezione! E rimani a portata di voce.”-
Apul, che aveva il volto celato da un cappuccio, chinò il capo verso il capitano in segno di assenso e si incamminò da sola in una direzione differente.
-“E’ pericoloso muoversi da soli. Andrò con lei!”- si offrì Cedrik.
-“Fate attenzione!”-
Mentre Apul e Cedrik si allontanavano silenziosi tra le ombre proiettate dalle mura, il resto del gruppo riprese la sua avanzata.
Vargas si fermò all’improvviso, fece un passo indietro e un verso di disgusto. Si chinò a guardare la suola dello stivale.
-“Troll…”- sbuffò -“ricordatemi perché lo stiamo facendo”- chiese seccamente agli altri.
-“Ci serve dell’oro, per poter raggiungere il continente di Araskrem. Lì, nelle regioni dei lampi, nelle segrete della fortezza di Arthat-Gumin è tenuto prigiorniero Birmingham”- rispose l’elfo.
-“Missioni di salvataggio. Le odio! Visto la fatica che ci costa spero lo stiano torturando per bene. Ahahah.”- Vargas rise fragorosamente.
Al suono di quelle risa qualcosa si mosse in alto, tra le mura, si udì un rumore di battito d’ali e poi il silenzio. Non erano soli.
Tutti alzarono lo sguardo alla ricerca di un indizio che gli permettesse di capire con chi, o cosa, avessero a che fare.
-“Non sembrano ostili, per ora”- concluse calmo Luxian.
-“Meglio per loro”- riprese Vargas con tono arrogante.
-“Proseguiamo”- ordinò Alren.
L’esplorazione si concluse prima del tramonto senza episodi degni di nota. Persino Apul e Cedrik, che avevano perlustrato i recessi più nascosti, tornarono dal gruppo a mani vuote.
-“Forse dovremmo perquisire i cadaveri…”- ironizzò Vargas -“…no, davvero! Questa missione ci sta costando più di quanto andremo a guadagnare”-.
-“La pace tra due regni non ha valore!”- Lo fulminò Alren con un’occhiata di sbieco.
-“Certo che ha valore! E’ proprio per l’oro infatti che si fanno le guerre! Ahahah”- continuò il guerriero con fastidiosa sincerità.
-“Se avessi fatto il giullare anziché il guerriero a quest’ora saresti ricco”- si intromise Cedrik, pungente.
-“E se tu fossi stato meno stupido non lo avresti detto!”- concluse Vargas lanciandosi sul compagno di avventure per un’amichevole scazzottata.
Gli altri li avrebbero anche lasciati fare, ormai erano abituati a quelle scenette ma Luxian si intromise, ancora una volta, ponendo fine alla baruffa.
-“C’è qualcosa sotto di noi!”- disse allarmato, facendo sì che i suoi compagni smettessero di fare rumore.
I movimenti dei suoi due compagni avevano prodotto delle eco che non erano sfuggite al suo fine e sempre attento udito.
Pestò il piede in terra, come ad imitare un passo di marcia, e tutti poterono udire il suono basso e prolungato che indicava che la terra sotto di loro non era piena.
-“Potrebbe trattarsi di un magazzino per i viveri”- propose Cedrik, consapevole che all’interno di castelli e forti erano piuttosto comuni i magazzini interrati.
-“No”- lo corresse Luxian tendendo le orecchie a punta e battendo nuovamente il suolo -“E troppo ampio, credo ci siano alcuni tunnel, forse sono delle catacombe”-.
-“Dobbiamo trovare l’ingresso!”- tagliò corto Alren -“Ma con questo buio non sarà facile!”-
Il sole infatti era quai scomparso oltre l’orizzonte.
Tokur si fece avanti brandendo il pesante martello da guerra -“Non serve l’ingresso”- e sollevando l’arma sopra la testa con entrambe le mani la precipitò verso il basso con una violenza inaudita.
All’improvviso tutti sentirono mancare la terra sotto i propri piedi e sprofondarono verso il basso, sfondando quello che doveva essere il soffitto del tunnel sotterraneo.
Luxian e Apul regolarono la caduta con destrezza arrivando sul fondo senza perdere l’equilibrio, gli altri invece capitombolarono.
-“State tutti bene?”- chiese Alren a voce alta.

Fortunamente nessuno aveva subito danni.

-“Maledetto orco!”- ringhiò Cedrik prima che la polvere sollevata gli provocasse un eccesso di tosse.
-“Stupido bestione verde! Se lo fai un’altra volta ti uccido!”- proruppe Vargas seccato.
I due compagni-rivali si misero a imprecare insieme contro l’enorme Tokur che, non curante, rideva divertito e soddisfatto di aver ‘trovato’ un ingresso.
Si rialzarono impolverati, osservandosi intorno curiosi.
-“Guardate la parete, ci sono dei simboli sul muro”- richiamò l’attenzione Apul.
-“Qualcuno riesci a decifrarli?”-
-“‘…la notte lascerà il posto al giorno per sempre…’. Sembra la lingua antica della mia gente”- rispose Luxian.
-“Sì. Questo è elfico antico!”- confermò Arlen.
-“Questo luogo sembra più vecchio del castello. Forse i simboli raccontano la storia dei suoi precedenti abitanti”- si intromise Apul.
-“L’unico modo per scoprirlo e esplorarlo”- aggiunse Alren -“Dividiamoci! Un gruppo andrà a destra, l’altro a sinistra, uno di voi rimarrà con me mentre cerco di decifrare questi simboli”-.
-“Abbiamo solo una torcia!”- fece notare Cedrik.
-“Non è un problema”- rispose Alren dopo aver riflettuto per alcuni secondi, -“Qui la luce arriverà ancora per un po’. Luxian e Tokur andranno a sinistra, loro non hanno bisogno di torce finché l’oscurità non è totale”- sentenziò -“Apul rimarrà con me. Vargas e Cedrik a destra!”-
-“Stai scherzando!”- rispose subito Vargas.
E immediatamente gli fece eco Cedrik -“Io e questo spaccone? Mai!”-
-“Cedrik, tu sei prudente e attento ai piccoli dettagli, puoi evitare che cadiate in qualche trabocchetto! E tu, Vargas, sei il più abile nel combattimento, se doveste essere aggrediti saresti l’unica speranza.”-.
Il discorso del loro leader, pieno di esagerate lusinghe, li convinse, così tutti e quattro si incamminarono nelle direzioni indicate.
Tokur e Luxian tornarono poco dopo dicendo che il percorso terminava dopo un paio di svolte, su una massiccia porta di legno, rinforzata.
Vargas e Cedrik impiegarono più tempo per tornare, gli ultimi raggi di luce erano ormai scomparsi e il cielo si era fatto scuro quando ricomparvero, il suono delle loro voci che si deridevano reciprocamente si poteva udire ben prima che si scorgesse il primo bagliore della torcia.
-“Strada morta.”- disse Vargas, una volta raggiunto il gruppo -“Alla fine del tunnel c’è un baratro”-
-“E questo stupido stava per caderci!”- aggiunse Cedrik.
-“Non ricominciate!”- li ammonì Alren prevenendo l’ennesimo battibecco.
-“Ora che siamo tutti, vi dirò cosa ho letto tra le pareti di queste mura:
 ‘L’alba sorgerà ancora sulle anime cieche,
di ritorno dall’oscurità e dall’oblio esse saranno ancora,
per il sangue e per il corpo e per la fame del sangue e del corpo,
la notte cederà il posto al giorno, per l’eternità‘ “-
Nel gruppo si creò un silenzio pieno di pensieri.
-“Cosa vorrà significare?”- chiese Alren ai suoi compagni.
-“Gli stessi simboli compaiono lungo tutte le pareti dei tunnel, ripetuti”- aggiunse Apul.
-“Ho un brutto presentimento”- disse Cedrik e, prima che Vargas potesse canzonarlo, si udì uno strano rumore provenire dall’esterno della fossa dove si trovavano.
Un rumore simile ad un pesante graffiare, come se qualcuno stesse trascinando qualcosa sul suolo.
-“C’è qualcuno!”- sussurrò Vargas.
-“Luxian, cerca di issarti sul bordo della parete e dicci cosa vedi!”- disse Alren.
L’elfo eseguì l’ordine con celerità. Poi tornò tra i suoi compagni, senza esitare -“Non-morti!”- esclamò con un filo di tensione -“I cadaveri che abbiamo visto nel castello e nella valle”-.
-“Tokur non pensarci nemmeno. Sono in troppi, perfino per te!”- Alren ammonì l’orco che aveva estratto la pesante ascia bipenne.
-“Non è la storia del popolo che abitò questi tunnel…è un rituale negromantico”- sentenziò Cedrik.
-“Ma chi può averlo attivato? Non avverto la presenza di maghi qui intorno”- rispose Alren che, grazie ai suoi studi da sacerdote, era in grado di individuare la magia circostante.
-“Forse è il castello”- disse a voce bassa Apul -“E’ impregnato della anime dei suoi abitanti trucidati durante la guerra. E’ lui che evoca il rituale!”-
-“Questa non l’avevo ancora mai sentita!”- rispose Vargas sorpreso -“Un castello che evoca rituali”-.
-“Ma certo!”- si intromise Cedrik -“ecco perchè gli avvoltoi non esecravano quei corpi!”-
Mentre il discorso si animava un urlo terribile, proveniente dalla superficie, gli fece raggelare il sangue.
-“Devono aver sentito il nostro odore!”- annunciò Luxian.
-“Nel tunnel!”- ordinò Alren.
E tutto il gruppo si incamminò velocemente lungo il tunnel che poco prima era stato percorso da Cedrik e Vargas.
-“E’ inutile!”- continuava a ripetere il guerriero -“Più avanti c’è un baratro, non se ne scorge il fondo. Voltiamoci e affrontiamoli!”- propose.
-“No!”- concluse Alren con tono perentorio.
In breve raggiunsero il bordo del profondo baratro.
-“Sono entrati nel tunnel!…”- disse Luxian, attento ad ogni rumore. Poi ruotò la testa in modo che l’orecchio fosse diretto verso il fondo del baratro -“…credo ci sia un fiume più in basso…molto più in basso!”-.
-“Quindi dovremmo saltare?”- chiese Cedrik dubbioso.
-“Luxian dev’essersi fumato troppa erba rossa! E’ un suicidio! Affrontiamoli!”- insistette Vargas.
-“Le nostre armi, al buio ed in un luogo così ristretto non sarebbero efficaci. Non abbiamo scelta!”- rispose Alren.
-“Stanno arrivando”- annunciò Tokur.
Poi nel silenzio dell’attesa, mentre il brusio dei lamenti e dei passi trascinati, tipici dei non-morti, si faceva sempre più vicino, si sentì una voce aspra e leggera, simile ad un sussurro -“Uomini senza coraggio!”-, Apul superò il gruppo in corsa e si lanciò nel baratro scomparendo tra le tenebre.